Dopo quanto tempo bisogna fare il funerale?
Non è facile elaborare un lutto, specialmente se colpisce molto da vicino. La perdita di una persona cara può farci stare male, ma bisogna saper espletare una serie di pratiche burocratiche che, per quanto possano sembrare ben poco adeguate al contesto, vanno comunque gestite a dovere. Bisogna infatti pensare a tutto ciò che riguarda il funerale, con la prospettiva di omaggiare un caro estinto nel modo migliore.
Cosa bisogna fare in determinate occasioni. Ma soprattutto, dopo quanti giorni va fatto il funerale? Cercheremo di rispondere a tali quesiti per evitare alcuni errori di sorta.
Quanto tempo deve passare per svolgere i funerali
Per scoprire i tempi del funerale dopo la morte, è necessario partire da un presupposto. Infatti, una data ben precisa per tutte le circostanze non esiste. Ad ogni modo, è possibile dare un insieme di indicazioni orientative per fissare una data che sia conforme alle norme riguardanti tale materia. Di conseguenza, la prima cosa da fare in determinati casi è consultare la legge.
Innanzitutto, i tempi minimi per un funerale sono pari a 24 ore dal decesso dell’estinto. Il medico che certifica la morte di una persona deve comunicare tale triste evento all’ufficiale di Stato Civile del Comune di appartenenza. Ciò deve essere obbligatoriamente fatto nel corso del primo giorno dopo il fatto avvenuto. Per sapere quanto tempo deve passare dopo la morte per il funerale, bisogna superare le 24 ore al fine di evitare che si abbia a che fare con una strana situazione di morte apparente. In determinate circostanze, può capire che un essere umano sia considerato morto, quando invece in realtà si potrebbe rivelare ancora vivo.
I tempi legali per il funerale aumentano in determinati casi particolari. Per esempio, quando il defunto è passato a miglior vita in circostanze poco chiare o è morto in seguito ad eventi piuttosto violenti, bisogna seguire un’ulteriore procedura. Si parte con l’autopsia sul cadavere e si prosegue attenendosi alle disposizioni di un magistrato, che si occupa della situazione e deve dare il benestare per l’esecuzione del funerale. Nella maggior parte dei casi, un funerale dopo due giorni viene eseguito senza particolari difficoltà. In linea di massima, è preferibile chiudere la bara nel giro di un lasso di tempo molto contenuto, dato che il corpo intraprende rapidamente la sua fase di decomposizione. Funerale, sepoltura ed eventuale cremazione vanno gestiti in maniera tempestiva per evitare di restare impreparati ad un’organizzazione del genere, anche se ad una circostanza così triste non ci si sente mai preparati fino in fondo.
Esumazione della salma, quando va eseguita?
Quando termina il periodo di sepoltura in terra, decretato dal cimitero di competenza, o quando termina l’arco di tempo di concessione del relativo loculo, si può procedere all’esumazione della salma. Dopo quanti anni si apre una bara per motivazioni di questo genere? Bisogna dare un’occhiata alle scadenze di determinate misure. La sepoltura in terra viene assegnata per un arco di tempo pari a 10 anni, mentre la concessione di una celletta o di un loculo resta tale per 40 anni. L’esumazione salme dopo questi determinati periodi diventa un’operazione essenziale.
Tuttavia, in determinate circostanze, i loculi possono essere rinnovati per altri 20 anni a seconda della disponibilità dei cimiteri e dei sistemi scelti per conservare il patrimonio strutturale cimiteriale. L’obiettivo dell’esumazione è quello di raccogliere le spoglie mortali all’interno di una semplice cassettina, nel quale possono essere inseriti i resti ossei dell’estinto. La famiglia può scegliere in completa autonomia dove destinare il caro estinto nella sua seconda sepoltura. Ovviamente, anche questa operazione richiede una serie di costi ben precisi che vanno sostenuti.
Morte in ospedale e morte in casa, quali sono le differenze
Quando si deve verificare il tempo necessario per l’esecuzione di un funerale, è necessario effettuare un’attenta distinzione fra la morte in ospedale e la morte in casa. Quali sono le differenze tra queste due tipologie di decessi? La procedura da attuare presenta alcune diversità sostanziali, che vengono spiegate qui di seguito.
Quando fare il funerale dopo la morte in ospedale
La procedura della morte in ospedale prevede una sequenza di passaggi da effettuare con una certa continuità. Se il decesso avviene all’interno di una corsia, la famiglia ha la possibilità di usufruire della salma dopo due ore dalla morte avvenuta. Si tratta dell’arco di tempo medio che serve per preparare la salma stessa e metterla a disposizione di chi ha intenzione di salutare il defunto per l’ultima volta. Tale procedimento si apre con l’esecuzione di un elettrocardiogramma dalla durata pari a circa 20 minuti. Una misura del genere è essenziale per accertare il decesso e verificare che non si tratti di un caso di morte apparente.
In un secondo momento, la parola passa ai familiari del caro estinto. Loro devono darsi da fare per stabilire dove aprire la camera ardente. Si può optare dopo il decesso in ospedaleper il trasporto a casa, o magari spostare semplicemente il corpo nelle camere ardenti messe a disposizione dell’agenzia funebre alla quale è stato affidato il funerale, prima che quest’ultimo possa essere effettuato. In tali occasioni, resta fisso il vincolo della cerimonia che deve essere fissata per un arco di tempo superiore alle 24 ore dopo il decesso. In questo lasso di tempo, bisogna fare in modo che sia stata inviata la comunicazione all’Inps sul decesso in ospedale.
Come già accennato in precedenza, la situazione varia ulteriormente se la persona è deceduta dopo un evento violento o in una situazione non nitida. In determinate circostanze, deve esserci dopo la morte in ospedale un’autopsia obbligatoria, disposta dal magistrato. Un esame autoptico non ha una durata ben definita. Tutto dipende dall’entità delle lesioni presenti sul corpo senza vita del defunto, o anche dalla difficoltà del caso che si sta analizzando nei minimi dettagli. In generale, un’operazione del genere dovrebbe richiedere all’incirca poco più di un giorno intero, dopodiché la salma può tornare ad essere gestita dai familiari del morto. I funerali possono essere disposti e organizzati anche subito dopo la restituzione della salma. Ovviamente, è necessario accertarsi che tutti i documenti siano in ordine e che la chiesa contattata sia disponibile in quell’orario nel quale si intende fissare il funerale.
Quando fare il funerale dopo la morte in casa
Diverso è il discorso quando si ha a che fare con un decesso in casa. La prima cosa da fare è contattare il proprio medico di base o una guardia medica, o comunque un qualsiasi ufficiale sanitario. Tale figura professionale deve provvedere alla stesura della constatazione di morte a domicilio, ed eventualmente alla constatazione di decesso dell’infermiere. Quindi, bisogna compilare l’avviso di morte e avvisare l’ufficio di Stato Civile del proprio Comune di residenza nel giro delle prime 24 ore dal decesso avvenuto. Una procedura che può sembrare poco delicata dal punto di vista puramente umano, ma che comunque va portata avanti sotto l’aspetto burocratico.
Come già ripetuto nei paragrafi precedenti, dopo la morte in casa deve passare un arco di tempo superiore alle 24 ore per poter celebrare i funerali del caro estinto. Una scelta del genere è dettata dall’esigenza di verificare la presenza di un’eventuale morte apparente, con l’esecuzione dell’elettrocardiogramma e del tanatogramma per controllare la vitalità cessata delle funzioni di base. Dopo queste operazioni di rito, il medico deve procedere alla firma del certificato di morte. Numerosi sono i criteri di accertamento di morte che vanno tenuti in considerazione in occasioni di questo tipo. Dalla definitiva perdita di coscienza alla perdita di tonicità dei tessuti, dall’attività cardiaca ormai assente ai riflessi nulli, passando per la definitiva insensibilità corporale e nervosa, la temperatura del corpo che scende in maniera irreparabile e gli sfinteri che hanno perso ogni forma di controllo.
Per la morte in casa, quando i funerali vanno eseguiti? Anche stavolta, la risposta sembra abbastanza ovvia. Devono passare le canoniche 24 ore, prima delle quali non si può portare a compimento alcuna cerimonia. Per quanto riguarda l’autopsia obbligatoria in caso di morte violenta o poco chiara, il procedimento è pressoché identico rispetto a quello relativo alla morte in ospedale.